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Violazione del Codice della Strada e Stato di Necessità: Quando l'Emergenza Non Giustifica l'Illecito e non annulla la Sanzione



La recente sentenza della Cassazione Civile, Sez. II, n. 30833 del 24 novembre 2025 offre l'occasione per approfondire uno dei temi più delicati del diritto amministrativo sanzionatorio: l'applicazione dell'esimente dello stato di necessità alle violazioni del Codice della Strada. Il caso riguardava un conducente che aveva effettuato un sorpasso vietato in prossimità di un'intersezione, invocando la necessità di trasportare urgentemente una persona colta da malore al pronto soccorso.

Il Quadro Normativo di Riferimento

L'esimente dello stato di necessità nelle violazioni amministrative e, quindi, la ragione per la quale non trova luogo la sanzione, trova il proprio fondamento nell'art. 4 della legge n. 689 del 1981, che esclude la responsabilità quando il fatto sia stato commesso per stato di necessità. Tuttavia, la norma non fornisce una definizione autonoma dell'istituto, rendendo necessario il richiamo ai principi del diritto penale, specificamente all'art. 54 del Codice Penale, secondo cui "non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo".

I Presupposti Rigorosi dell'Esimente

La giurisprudenza di legittimità ha delineato con precisione i requisiti che devono sussistere simultaneamente perché possa operare l'esimente dello stato di necessità. Come chiarito dalla Cassazione nella sentenza in commento, è necessario "il simultaneo ricorrere di un pericolo, costituito dal rischio di un danno grave alla persona, attuale e imminente e non provocato dallo stesso soggetto agente; la necessità che vi sia proporzione tra fatto e bene minacciato e che il pericolo non sia altrimenti evitabile; la necessità che la condotta formalmente illecita sia l'unica via percorribile per l'autore del fatto".

La giurisprudenza di merito ha ulteriormente precisato che l'esimente presuppone "la sussistenza di un'effettiva situazione di pericolo imminente di danno grave alla persona, non altrimenti evitabile, ovvero l'erronea convinzione, provocata da concrete circostanze oggettive, di trovarsi in tale situazione", come evidenziato dal Tribunale di Lecce nella sentenza n. 1426 del 2025.

L'Onere Probatorio e la Valutazione del Giudice

Un aspetto cruciale riguarda l'onere probatorio che grava su chi invoca l'esimente. La Cassazione ha chiarito che "l'opponente non abbia provato - essendone onerato per effetto dell'applicazione delle regole penalistiche sullo stato di necessità, alle quali occorre fare riferimento anche ai fini previsti dall'art. 4 della legge n. 689 del 1981 - l'imminente pericolo di vita del passeggero medesimo -reale o seriamente supposto tale- e l'impossibilità di provvedere diversamente alla salvezza di quest'ultimo".

Il Tribunale di Potenza, nella sentenza n. 756 del 2025, ha sottolineato che "l'allegazione dell'erronea supposizione della sussistenza dello stato di necessità deve basarsi su dati di fatto concreti e univocamente idonei a configurare un imminente pericolo di danno grave non altrimenti ovviabile, e non su un criterio meramente soggettivo riferito allo stato d'animo dell'agente".

Lo Stato di Necessità Putativo

Particolare attenzione merita l'ipotesi dello stato di necessità putativo, quando cioè il soggetto agisce nell'erronea convinzione di trovarsi in una situazione di pericolo. Anche in questo caso, come precisato dal Tribunale di Paola nella sentenza n. 161 del 2025, "l'erronea persuasione di trovarsi in tale situazione deve essere provocata non da un mero stato d'animo, ma da circostanze concrete e oggettive che la giustifichino".

La Cassazione ha ribadito che "l'erronea supposizione dell'esistenza di uno stato di necessità, per essere tutelabile non poteva derivare da una percezione meramente soggettiva e dallo stato d'animo dell'agente ma doveva avere dei riscontri oggettivi assenti in concreto".

Il Requisito dell'Inevitabilità

Uno degli aspetti più stringenti dell'esimente riguarda il requisito dell'inevitabilità del pericolo. Non è sufficiente dimostrare l'esistenza di un pericolo grave e imminente, ma occorre provare che la violazione della norma costituiva l'unica modalità per evitarlo. Il Tribunale di Potenza, nella sentenza n. 1449 del 2025, ha chiarito che "il requisito dell'inevitabilità del danno grave alla persona richiede la dimostrazione che la condotta antigiuridica costituisse l'unica modalità per scongiurare il pericolo, dovendo il contravventore provare l'impossibilità, e non la semplice difficoltà o scomodità, di ricorrere a mezzi leciti alternativi".

Casistica Giurisprudenziale: Quando l'Esimente Non Opera

La giurisprudenza ha fornito numerosi esempi di situazioni in cui l'esimente non può operare. Il Tribunale di Paola ha stabilito che "la crisi di panico ed il conseguente stato di malessere, nella fattispecie in esame, non integrano un'ipotesi di stato di necessità, atteso che il danno alla persona, richiesto dalla predetta scriminante, deve essere talmente grave da poter giustificare anche eventuali danni causati a terzi".

Analogamente, il Tribunale di Siracusa nella sentenza n. 48 del 2025 ha escluso l'operatività dell'esimente nel caso di accompagnamento al pronto soccorso con assegnazione di codice verde, rilevando l'assenza di "alcuna situazione di pericolo da qualificarsi come grave".

L'Importanza della Documentazione Probatoria

Un elemento ricorrente nella giurisprudenza è l'insufficienza di documentazione medica generica o tardiva. Nel caso deciso dalla Cassazione, il Tribunale di merito aveva rilevato che "la certificazione del Pronto Soccorso allegata riportava solo che 'il paziente riferisce dolore epigastrico'; si trattava di sintomi che, non essendo supportati da altri, non permettevano una valutazione di gravità nei termini necessari".

Il Tribunale di Castrovillari, nella sentenza n. 1921 del 2024, ha evidenziato come "in atti vi è soltanto un semplice certificato medico datato 5.2.2016, in cui risulta diagnosticata al trasgressore una 'microengiopatia diabetica' con consiglio di effettuare 'passeggiate quotidiane', ma senza la benché minima prescrizione farmacologica di qualsivoglia natura".

Le Alternative Lecite e il Principio di Sussidiarietà

Un aspetto fondamentale nella valutazione dello stato di necessità riguarda l'esistenza di alternative lecite. La giurisprudenza ha costantemente sottolineato che l'esimente non può operare quando il soggetto avrebbe potuto ricorrere a mezzi alternativi per fronteggiare l'emergenza. Il Tribunale di Messina, nella sentenza n. 1681 del 2024, ha precisato che "non è pertanto stata raggiunta la prova che la situazione di pericolo non avrebbe potuto essere ovviata diversamente, chiamando ad esempio il 118, non avendo dato prova di aver tentato inutilmente di richiedere l'intervento dell'ambulanza".

Considerazioni Conclusive

L'analisi della giurisprudenza più recente evidenzia un orientamento rigorosamente restrittivo nell'applicazione dell'esimente dello stato di necessità alle violazioni del Codice della Strada. I giudici richiedono non solo la prova di un pericolo grave e imminente, ma anche la dimostrazione dell'assoluta impossibilità di ricorrere a mezzi alternativi leciti.

Questa impostazione riflette l'esigenza di bilanciare la tutela della sicurezza stradale con la protezione di beni giuridici fondamentali come la vita e l'integrità fisica. Tuttavia, la severità dei criteri applicativi rende estremamente difficile il riconoscimento dell'esimente, richiedendo una documentazione probatoria rigorosa e circostanziata che spesso risulta difficile da produrre nell'immediatezza dell'emergenza.

La lezione che emerge dalla giurisprudenza è chiara: l'invocazione dello stato di necessità non può basarsi su valutazioni soggettive o su generiche allegazioni di urgenza, ma deve fondarsi su elementi oggettivi e concreti che dimostrino l'inevitabilità della condotta violativa. Solo in presenza di tali rigorosi presupposti l'ordinamento giuridico è disposto a sacrificare il principio di legalità sull'altare della tutela di beni superiori.

 
 
 

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